mercoledì 4 maggio 2011

2011-05-04 Vomitare. Come fare?

E' strano accorgersene e provare con mano.
Perchè in certe cose, per quanto ci si sforzi e ci si impegni, alla fine la riga orizzontale sotto cui si fa la cifra totale è impietosamente sincera.

Quando si deve fare un qualcosa che ha a che fare con noi, nulla funziona se non è "spontaneo" e "naturale". Qualsiasi cosa relativa all'emotività non può essere programmata e razionalizzata.
Se si prova a forzare la cosa, avrà sempre quel sapore artefatto. Di surrogato.
Come il caffè che i fascisti facevano bere agli italiani (no...non l'olio di ricino...) nel Ventennio con la pretesa dell'Autarchia.
Sì...era nero...era liquido...ma vuoi mettere con il caffè vero e proprio?

E così l'altra sera è stato tutto stentato, faticoso, senza riuscire a mettere insieme nulla che non venisse corretto pochi minuti dopo.
E nonostante sushi e Riesling come due anni fa.
Invece, ora mi trovo a guardare quanto fatto senza fatica apparente: semplicisticamente venuto fuori. Oppure, per usare un termine suggerito e piaciuto fin da subito: vomitato.
E nonostante il riso con le verdure alla messicana e il tabasco, accompagnato dal Ruchè.

Due estremi all'opposto ma che hanno funzionato entrambi, anche se in tempi diversi: Giappone+Trentino vs Messico+Monferrato.

I meccanismi per vomitare non sono mai scontati.
Ok le due dita in gola, ma ne risentirebbe la tastiera del mac.

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