sabato 14 maggio 2011

2011-05-14 Accento

L'accento è quella macchia d'inchiostro che sporca la pagina sopra la parola "t'affogherò".
(vi sareste mica attesi la parola "t'amo/t'amerò"?!?!?!)

Sarà perchè la musica è Musa (non quella della Lancia). Sarà il mare che si vede dalla camera di Porto San Giorgio. Sarà perchè CapaRezza è un giocoliere della parola a livello di Bergonzoni.
Sarà per scommessa e sfida che prendo una parola al giorno e ci provo, sarà perchè in fondo la lingua italiana è stata una roba che mi ha accompagnato nella "formazione" verso l'essere adulto o perlomeno di età adulta, ma la cosa mi diverte e pure parecchio.

La differenza di un accento è enorme. Specie in una lingua cosiddetta libera come l'italiano e viene identificata in esso una funzione distintiva per differenziare parole identiche nella parte della composizione grafica, ma con differenti fonemi che determinano connotazioni diverse nel significato.
Esempi sparsi:
àncora vs ancòra
pròtesi vs protèsi
prìncipi vs princìpi
vàluta vs valùta
àmbito vs ambìto
ecc ecc...


Ed avendo usato in maniera concreta il 30 di grammatica italiana, mi sono messo a posto la coscienza di mancato studente modello.. e il primo che dice che non ci va gran scienza, quanto un semplice clic su Wikipedia, gli tolgo il saluto. E tralascio appunto quel che dice l'enciclopedia online e free di accenti nelle altre lingue più rigide o dell'accento musicale. Per quello c'è appunto Wikipedia...


Però, seriamente: un accento può cambiare di molto la percezione ed ancora di più un significato.
Basta un piccolo sbaffo nero su una pagina bianca o una leggera diversa intonazione nel parlato che cambia tutto.
Differenze: minime, ma sostanziali.
Le lingue tendono alla semplificazione (non omologazione, ricordarselo bene...) e da qui deriva lo scempio e l'assassinio ripetuto di congiuntivi e condizionali nella nostra lingua, così come ha determinato nell'inglese la scomparsa del genere nella formulazione degli articoli (è tutto un 'the').


Un accento nell'italiano non è quindi altro che il paradigma della diversità? Della varietà?
Noi, che nella nostra lingua, abbiamo per ogni regione un modo di dire diverso per chiamare gli organi sessuali (giusto per fare l'esempio più semplice).
Per prendere un altro esempio facile facile: noi, proprio noi, che diciamo la stessa parola -"cocacola"- in maniera diversa in base alla regione, se non provincia (così i toscani non se la prendono).
Hoha-hola toshana, come la 'o' apertissima di un piemontese o chiusa di un sardo o tronca di un marchigiano.
Però se dalla Tunisia (o altro Paese a casa che ingrassi scafisti) non vengono ad attraccare proprio a Lampedusa magari è meglio...
Ad imparare si fa sempre a tempo, eh?


Però se dobbiamo servirci di un piccolo artificio grafico o fonetico per distinguere cose identiche e differenziarle non per questioni di valore, ma di semplice e puro e "altro" significato, possibile che non diventi automatico comprendere che il luogo di nascita di una persona non sia nient'altro che l'accento della propria nascita. Che sottolinei semplicemente un'altra provenienza e che da questa ci siano solamente possibilità di arricchimento? Mah...troppo sociologico e pesante, oggi. Mi direi "cheppalle" da solo...


La ricchezza è in questa quasi infinita possibilità di combinazioni e stiamo tutti a cercare di parlare uguale? Ok, accettiamo che si tenda a parlare se non proprio uguale allora molto molto simile, magari però si può continuare a cercare di avere pensieri differenti.
Parlare tutti uguale/simile non significa certo dire tutti le stesse cose. Ci saranno solo sette note, giusto? Ma ci saranno pure i diesis e i bemolle..
Perchè se la lingua tende alla semplificazione, non è di certo così per il pensiero e men che meno per il Mondo che anzi crea dei melting pot non soltanto linguistici (l'inglese di un indiano londinese è parecchio diverso da quello di un newyorchese wasp come da quello di un messicano immigrato in California, come da quello di un australiano o da Pippa, la cognata di Will il principe azzurro dalla calvizia incipiente) ma anche corporei e basta un "giro" a New York o in un film americano per rendersene conto.
O ci siamo dimenticati che gli occhi azzurri nel nostro meridione sono un'eredità dei Normanni?


Quindi ben venga un accento nella vita che connoti (e tra denotazione e connotazione ce ne sarebbe da scrivere...anzi..l'hanno già fatto quelli bravi per davvero). 
Che poi, alla fine, a ripensarci: questa pippa (con la 'p' minuscola, "perchè le parole sono importanti", ma anche le lettere gli accenti e ci aggiungo la punteggiatura hanno valenza notevole) è tutta nata da una virgola e non da un accento, ma da lì, si sa il pensiero è labile, la donna immobile e i neri hanno il ritmo del sangue al pari delle mezze stagioni ormai scomparse..


"Io non voglio essere capito. Io voglio essere, capito?" (CapaRezza)

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