mercoledì 6 luglio 2011

2011-07-06 Lincoln Highway: meno tre giorni


Daisuke Jigen mette lo zaino...
Il motivo di questo silenzio prolungato era proprio questo: la preparazione, la pianificazione e i primi passi affinchè il pistolero amico di Lupin III si caricasse lo zaino in spalla.
L'attesa è quasi finita, ma non si perderà d'animo. Virtualmente Daisuke Jigen trasloca qui.
Sicuramente per le prossime due settimane ci saranno segnali di altre forme di vita alla maniera dei Bluvertigo e chissà che, dopo più di tremila miglia, Daisuke Jigen non traslochi del tutto laggiù.
Ma sono discorsi prematuri.
Per ora ci sono circa 5500 km da percorrere da una costa all'altra, lungo una strada che compie cento anni nel 2013. La parte rimanente è nient'altro che l'insegnamento del Califfo: il resto è noia.

giovedì 9 giugno 2011

2011-06-09 Penelope

Da oggi siamo io e Penelope da soli.
E' che il preavviso non basta mai: pur con quasi un mese di preparazione è stato come un violento sberlone. Dovevano andare, perchè non si sa che sarà e prima di fare corse per il poco preavviso, tanto meglio organizzarsi, però.
Ecco. Mezz'ora fa sono partiti che piangevano come vitelli, alla volta della loro nuova casa.
Witch che fa quel "mià" assordante mentre ti guarda fisso con le pupille dilatate come quelle del micio di Shrek è una roba che spacca il cuore e Giustiniano teneva il mio dito attraverso la rete della gabbietta, come un neonato, come a trattenersi. Uff...che fatica.

E Penelope, che tanto stronza alla fine non dev'essere, quando sono tornato in casa mi ha guardato con gli occhi spalancati e cercava gli altri due. Si guardava intorno quasi spaventata.
Ora mi segue ovunque io vada in casa e contrariamente al solito si fa accarezzare, si fa prendere in braccio e continua a fissarmi come a chiedermi "dove sono gli altri?".
Sentirli piangere così, mi ha come ucciso.

Non pensavo che mi sarebbe venuto un groppo in gola così grande.
Altro che ovosodo che non va nè su nè giù.
Altro che piangere per una salvezza o una semifinale.
Ti rendi conto di quanto siano parte pulsante della tua vita solo quando non ce li hai più tra i piedi che ti fanno inciampare o quando sai che alle 5 del mattino non ti sveglieranno più per chiedere da mangiare...
E' impressionante veramente.
Qualcuno mi disse che i gatti fanno "arredamento". Vero, ma non sono semplici soprammobili, sono una "cosa" che riempie lo spazio, dentro e fuori, e quindi un po' di vuoto in più stasera c'è. Non solo dove prima c'erano la ciotola azzurra e quella rosa.



Ciao Witch


ciao Giustiniano


Ciao...Penelope vi cerca.

martedì 31 maggio 2011

2011-05-31 Sbattimento

E chi sono io per non sproloquiare oggi? L'ultimo degli str...? No. O almeno non mi reputo tale, quindi...


Dunque, oggi è il 31 maggio 2011, sembra di essere al 25 aprile 1945.


L'aria che si respira e le facce della gente sembrano diverse dall'altro ieri.
Sarà suggestione mia, ma anche se piove (e credo che di questo abbia molta colpa Pisapia, a ben vedere...) mi pare di vedere più serenità, o per meglio dire, sollievo in parecchi volti.
Certo, ci sono gli scornati. I livorosi. Quelli che credono davvero all'invasione islamico-cosacca-comunista-tossica nelle piazze di Milano: anche perchè lo dice pure il capo, quello col tacco 9 nel mocassino. E quindi la soluzione comoda e pronto uso per chi non vuol correre il rischio di pensare è servita anche a questo giro di giostra. Ho letto davvero queste parole "ed ora speriamo che ognuno possa avere il suo campo ROM vicino a casa e possa mandare a comunione i propri figli nella vicina moschea, così avrete esauditi tutti i vostri sogni."
E ne sono rimasto allibito, ma come non si può piacere a tutti, non si può nemmeno pretendere di avere tutti la stessa idea. Perchè è giusto così. Il pensiero libero deve essere multiplo. Il pensiero unico ha già prodotto abbastanza sfaceli nella storia dell'Umanità.
In fondo, la ricchezza del Mondo nella sua globalità è data proprio dalle diversità e dalla possibilità di migliorarsi attraverso di esse. E il giorno che l'Italia lo capirà, sarà il momento in cui partirà per davvero la rincorsa per rimettersi in pari con il presente che ci ha lasciato indietro, bloccati come siamo agli Anni 80 dello yuppismo.
Bene: per far diventare quel 'siamo' in un 'eravamo', attendiamo quindi che Gordon Gekko e la sua genìa levino le tende e lascino entrare dalla porta principale il Presente per poter avanzare finalmente verso il Futuro.


Prima di mettermi a caricare di byte questo blog, volevo cercare l'immagine di un pesce che si dibatte alla ricerca dell'ultima molecola di ossigeno. O al limite una "bella" foto della mattanza dei tonni a Favignana.
So che è un'immagine magari cruenta, ma non trovo nulla di più consono a descrivere la sensazione che a me danno le dichiarazioni, le immagini, le facce contrite e i voltafaccia (Minzolini in primis: fino a ieri a zerbinarsi con le interviste e gli spot elettorali camuffati, mentre ora disquisisce di questione anagrafica per S. B.) che arrivano da ogni direzione da volti che hanno le guance arrossate dallo sberlone elettorale che li ha colti in pieno.
Solo pochi fedeli continuano a berciare, vedi Sallusti, che dimostra la veridicità di quanto si dice riguardo al più fedele amico dell'uomo e per la fedeltà dimostrata a B. meriterebbe un monumento come Zanna Bianca.
Altri, invece, si stanno contorcendo in ogni modo per liberarsi del guinzaglio, perchè devono mettersi in fretta a cercare la ciotola in cui sfamarsi a breve.
Tengono però il collare, pronto ad essere agganciato al guinzaglio del padrone di quella nuova ciotola.

Ed in questo agitarsi mi sembrano niente più che il pesce che, una volta sganciato dall'amo, viene depositato nel secchio. E lì si sbatte, si dibatte, si agita, sbatte contro tutti i suoi simili che gli fanno compagnia, alla ricerca di quella molecola di ossigeno che lo tenga ancora in vita. Anche a costo di rubarla al proprio simile, al compagno di branco fino a poco prima, nel pieno rispetto del "mors tua, vita mea".

Sì, è uno spettacolo triste e avvilente. Quasi quanto il Bagaglino perenne di questi ultimi anni.
E purtroppo, non c'è ancora la certezza che sia del tutto terminato.
Mancano ancora alcune tappe.
Ne manca ad esempio una, molto importante: il 12 giugno si dovrà ribadire quanto dimostrato tra domenica 29 e lunedì 30 maggio.
Negli ultimi due giorni bastava bastava una sola lettera: una grande 'X' su qualcosa che significa la speranza che un cambiamento ci possa essere.
Il 12 giugno, sarà necessario fare il doppio: prima una 'S' e poi una 'I'. Perchè quel 'SI' non sarà altro che scandire a chiare lettere ed a voce alta e ferma che questo è ancora un Paese dove, forse, si può continuare a vivere e sperare di costruire qualcosa.

Ora vado.
Fantozzianamente devo preparare la frittatona di cipolle, la Peroni gelata che accompagni il rutto libero e godermi la copertina di Crozza a Ballarò.

domenica 22 maggio 2011

2011-05-22 Vento

Il vento quando è forte, ma forte per davvero, stimola tutti e cinque i sensi.
Senti il rumore che fa e odi le voci che si porta appresso.
Vedi le chiome degli alberi spostate o l'acqua del mare che si increspa.
Se sei all'aperto ti penetra nei pori della tua pelle, insinuando la sua irrequietezza.
Annusi i profumi, gli odori che trasposta con sè da chissá dove. 
E lo gusti pure, perchè quell'aria così carica di suoni e odori ha anche un gusto particolare: di polvere e sabbia e pollini e tutte quelle microparticelle che galleggiano nelle sue correnti d'aria.

E poi tocca il tuo sesto senso. Quell'equilibrio profondo e interno. E le sue folate fanno sí che devi ritrovare il bilanciamento.

Il film Chocolat ha davvero ragione quando fa dire alla protagonista che deve andare, perché é il vento del nord che la chiama. Ecco io non so assolutamente da dove soffiasse domenica scorsa il vento che ha piegato e spazzato alberi, foglie e il mare di Porto San Giorgio. So peró che mentre pettinava le preoccupazioni di una stagione sportiva/lavorativa, per converso aveva lo stesso effetto della mano che passa al contrario sul velluto. Increspa.
Ugualmente faceva il vento sul mare di fronte alla mia camera.
Oggi, a sette giorni di distanza, il vento soffia ancora anche se gli alberi non sono piegati e le foglie non volano via.

lunedì 16 maggio 2011

2011-05-16 Crepuscolo

Il momento della giornata che preferisco é il crepuscolo, non importa la stagione in cui lo si vive.
Non è già più giorno, ma non è nemmeno ancora notte. Sei lì, nella zona mista, di passaggio. Dalla luce al buio.
La sua luce rossastra o arancionata, le luminarie che si accendono, i contorni ancora visibili dei palazzi, delle colline, delle montagne come del mare. Prendi un belvedere e ammirane il panorama: la sua dimensione percepita sará totalmente differente a seconda del momento della giornata in cui lo si vive. Con la piena luce e la sua definizione assoluta, con l'oscurità notturna e la sua vaghezza indefinita. E poi il crepuscolo: inizia l'imbrunire, che non nasconde, ma cela velatamente i difetti ed esalta i pregi con le luci che iniziano ad illuminarne i punti salienti senza peró renderli falene dalla vita lunga una notte, prima che si confondano nuovamente nella vista totale della luce diurna.
I contorni continuano a vedersi, ad intravedersi, ma allo stesso tempo le luci sono accese a fungere da evidenziatore "naturale".

Mi piace il crepuscolo perchè viene dopo una giornata in cui tutto é lì, sotto la luminositá piena del sole; ma viene prima dell'oscurità notturna, quando è tutto poco visibile (se non del tutto invisibile) e si deve "completare", come quei percorsi tratteggiati della Settimana Enigmistica che unisci i punti da 1 a 36 e viene fuori la vignetta.

Di giorno è tutto così chiaro che sfiora quasi la banalità; mentre con quella luce particolare del crepuscolo, tutto acquista un'aura più interessante: diventa più misterioso e quasi si completa. Si ammorbidisce degli spigoli quotidiani.
Di giorno, con tutti i difetti bene illuminati, la visione é nei fatti globale e prosaica. Di notte è forse ancor più misteriosa, ma sfiora l'eccesso immaginifico di dover compensare la mancanza di visione con la fantasia.
Al crepuscolo, invece, il bello si vede e viene accentuato e portato all'attenzione dalle illuminazioni preposte. E pure il brutto é visibile, solo non avendo illuminazioni dedicate, rimane in secondo piano, ma é lí: affiancato al proprio contraltare. Con il crepuscolo non succederà mai come dopo una notte, cioé che si potrà dire che non ci si era accorti prima che fosse così.
Al crepuscolo é tutto visibile: come una bella donna accentua i propri punti forti, cosí l'imbrunire passa un velo di fard su quanto é meno bello in maniera naturale, senza occultare, ma solamente per contrasto con quanto di bello viene esaltato dall'illuminazione.

Si potrà dire che il crepuscolo é la definizione del detto latino in medio stat virtus della giornata. Perfettamente nella metá tra la luce rivelatrice e la notte occultatrice. Cavandone i pregi di uno e dell'altro e tralasciandone i difetti.

I rapporti umani dovrebbero essere sviluppati all'insegna dell'imbrunire: obbligando le persone diurne, e quindi senza filtri e tutte lì: visibili e comprensibili alla luce del sole, a vivere l'imbrunire per accentuare i propri pregi e quindi sminuire i propri difetti. Allo stesso modo, forzando i notturni, appesantiti o celati dai troppi filtri, a puntare verso se stessi un po' di luce rivelatrice che faccia un po' di chiarezza su quanto si é obbligati ad immaginare per mancanza di contorni definiti e visibili.
Di modo che individui crepuscolari (non nel senso letterario dei Quasimodo e compagnia) possano sviluppare relazioni e rapporti interpersonali senza equivoci o inganni da ambedue le parti.
Pane al pane. Vino al vino.
Il gioco della scoperta consisterà non tanto nel celare e scoprire, quindi, quanto nel variare il puntamento della luce sulla totalità della persona, senza che gli aspetti non direttamente illuminati vengano mescolati nelle tenebre notturne e scompaiano, perché sarà tutto visibile, solo ci si dovrà applicare per averne la conoscenza piena.
Tutto sará lí: si vedrà prima la luminosità di un bell'aspetto e poi, chi vorrà proseguire nella conoscenza di un crepuscolo, potrà andare avanti e vedere, conoscere e persino apprezzare le parti meno illuminate. Senza che queste siano mai una sorpresa.

In fondo, basta un po' di luna piena, una nuova spruzzata di vista di S. Luca illuminata (ma nella notte e senza poter scorgere il profilo della sua collina), un po' di Beethoven mischiato con le Quattro Stagioni di Vivaldi ed il cocktail é servito: fresco, notturno, delicato come certi fiati del Primo Movimento della Quinta e dirompente come certi archi della stessa Quinta che partono lontano e arrivano come un'esondazione per le vie di un piccolo borgo.
Travolgendo tutto.

Anche il filo logico del ragionamento.

sabato 14 maggio 2011

2011-05-14 Accento

L'accento è quella macchia d'inchiostro che sporca la pagina sopra la parola "t'affogherò".
(vi sareste mica attesi la parola "t'amo/t'amerò"?!?!?!)

Sarà perchè la musica è Musa (non quella della Lancia). Sarà il mare che si vede dalla camera di Porto San Giorgio. Sarà perchè CapaRezza è un giocoliere della parola a livello di Bergonzoni.
Sarà per scommessa e sfida che prendo una parola al giorno e ci provo, sarà perchè in fondo la lingua italiana è stata una roba che mi ha accompagnato nella "formazione" verso l'essere adulto o perlomeno di età adulta, ma la cosa mi diverte e pure parecchio.

La differenza di un accento è enorme. Specie in una lingua cosiddetta libera come l'italiano e viene identificata in esso una funzione distintiva per differenziare parole identiche nella parte della composizione grafica, ma con differenti fonemi che determinano connotazioni diverse nel significato.
Esempi sparsi:
àncora vs ancòra
pròtesi vs protèsi
prìncipi vs princìpi
vàluta vs valùta
àmbito vs ambìto
ecc ecc...


Ed avendo usato in maniera concreta il 30 di grammatica italiana, mi sono messo a posto la coscienza di mancato studente modello.. e il primo che dice che non ci va gran scienza, quanto un semplice clic su Wikipedia, gli tolgo il saluto. E tralascio appunto quel che dice l'enciclopedia online e free di accenti nelle altre lingue più rigide o dell'accento musicale. Per quello c'è appunto Wikipedia...


Però, seriamente: un accento può cambiare di molto la percezione ed ancora di più un significato.
Basta un piccolo sbaffo nero su una pagina bianca o una leggera diversa intonazione nel parlato che cambia tutto.
Differenze: minime, ma sostanziali.
Le lingue tendono alla semplificazione (non omologazione, ricordarselo bene...) e da qui deriva lo scempio e l'assassinio ripetuto di congiuntivi e condizionali nella nostra lingua, così come ha determinato nell'inglese la scomparsa del genere nella formulazione degli articoli (è tutto un 'the').


Un accento nell'italiano non è quindi altro che il paradigma della diversità? Della varietà?
Noi, che nella nostra lingua, abbiamo per ogni regione un modo di dire diverso per chiamare gli organi sessuali (giusto per fare l'esempio più semplice).
Per prendere un altro esempio facile facile: noi, proprio noi, che diciamo la stessa parola -"cocacola"- in maniera diversa in base alla regione, se non provincia (così i toscani non se la prendono).
Hoha-hola toshana, come la 'o' apertissima di un piemontese o chiusa di un sardo o tronca di un marchigiano.
Però se dalla Tunisia (o altro Paese a casa che ingrassi scafisti) non vengono ad attraccare proprio a Lampedusa magari è meglio...
Ad imparare si fa sempre a tempo, eh?


Però se dobbiamo servirci di un piccolo artificio grafico o fonetico per distinguere cose identiche e differenziarle non per questioni di valore, ma di semplice e puro e "altro" significato, possibile che non diventi automatico comprendere che il luogo di nascita di una persona non sia nient'altro che l'accento della propria nascita. Che sottolinei semplicemente un'altra provenienza e che da questa ci siano solamente possibilità di arricchimento? Mah...troppo sociologico e pesante, oggi. Mi direi "cheppalle" da solo...


La ricchezza è in questa quasi infinita possibilità di combinazioni e stiamo tutti a cercare di parlare uguale? Ok, accettiamo che si tenda a parlare se non proprio uguale allora molto molto simile, magari però si può continuare a cercare di avere pensieri differenti.
Parlare tutti uguale/simile non significa certo dire tutti le stesse cose. Ci saranno solo sette note, giusto? Ma ci saranno pure i diesis e i bemolle..
Perchè se la lingua tende alla semplificazione, non è di certo così per il pensiero e men che meno per il Mondo che anzi crea dei melting pot non soltanto linguistici (l'inglese di un indiano londinese è parecchio diverso da quello di un newyorchese wasp come da quello di un messicano immigrato in California, come da quello di un australiano o da Pippa, la cognata di Will il principe azzurro dalla calvizia incipiente) ma anche corporei e basta un "giro" a New York o in un film americano per rendersene conto.
O ci siamo dimenticati che gli occhi azzurri nel nostro meridione sono un'eredità dei Normanni?


Quindi ben venga un accento nella vita che connoti (e tra denotazione e connotazione ce ne sarebbe da scrivere...anzi..l'hanno già fatto quelli bravi per davvero). 
Che poi, alla fine, a ripensarci: questa pippa (con la 'p' minuscola, "perchè le parole sono importanti", ma anche le lettere gli accenti e ci aggiungo la punteggiatura hanno valenza notevole) è tutta nata da una virgola e non da un accento, ma da lì, si sa il pensiero è labile, la donna immobile e i neri hanno il ritmo del sangue al pari delle mezze stagioni ormai scomparse..


"Io non voglio essere capito. Io voglio essere, capito?" (CapaRezza)

venerdì 13 maggio 2011

2011-05-13 Paura vs Passione

La paura è il contrario delle passione.

La fonte è la portinaia del palazzo di uno speaker radiofonico di un programma pomeridiano. Quindi non per forza un'origine aulica, quanto riconducibile alla definizione di "saggezza popolare".
E nelle radici di un'affermazione del genere ci puó anche stare un fondo di reale verità.

La paura potrebbe essere assimilata ad altri significanti. Insicurezza o sensibilità (che sono poi la stessa cosa vista da due lati diversi). Timore reverenziale. Timidezza. Codardia. Consapevolezza (vedi ció che diceva il giudice Borsellino).

Non so perchè ma, ancora una volta, vedo S. Luca dall'autostrada e inizio a seguire/ascoltare/SENTIRE The Streets e, sui cori di Heaven for the weather, inizio a pigiare i tastini di un blackberry prima che Your fit but you know it mi rammenti di quando mi innamorai perdutamente di quel suo accentaccio inglese..

Ma si diceva della paura: é l'opposto della passione come diceva la portinaia di cui sopra? Chi puó dirlo? A me non sembra o forse sí. Forse sì perché inibisce un qualcosa dentro, ma non per forza per escludere passioni dal nostro flusso vitale quotidiano.
La paura è una forma di tutela, di autodifesa, di meccanismo scatenato dall'istinto di conservazione? Mhmhmh..
Non convinco nemmeno me stesso con queste parole: credo che soprattutto per quanto riguarda una passione, la paura non possa e non debba essere un attore protagonista. Credo che soprattutto quando la scenografia é quella della sfera emozionale/emotiva non ci possa essere "paura". Anzi l'unica ammessa è la paura di avere un rimpianto.
Perchè ridestarsi a distanza di qualche anno e pensare "cosa sarebbe successo se io...", "come sarebbe andata se io..." é ormai quasi paragonabile al peccato capitale al (non) aver morso la mela di Adamo&Eva.
Per queste ragioni, inseguire un'emozione deve scavallare ogni collina creata dalla paura. Di qualsiasi origine sia. Cercando di non fermarsi di fronte alle proprie esitazioni (ancora un modo diverso di definire la "paura"?), ma procedendo; forzandosi ad andare avanti. In nome di ciò che alla fine muove.

E non puó mai essere la paura a muovere.
Perchè la paura non muove mai; la paura ferma. Blocca. Non c'é un movimento in avanti prodotto dalla paura, al massimo fa indietreggiare: l'unico spostamento concepibile dalla paura.
La passione al contrario è un motore. Muove, lei sí, a prescindere dalla sua origine. Muove, spinge, stimola.

E anche una giornata storta scaturita dalla spinta della passione, sarà sempre più sopportabile di una giornata dedicata all'inerzia prodotto dalla paura.
Ripetendosi: perchè se inseguire un'emozione é una sorta di comandamento alla faccia del cinismo (ennesima altra trasformazione semantica di "paura" in una sorta di freddezza, distacco, disillusione preventiva?). Perché per passione si rincorre. E lo si puó fare solo in avanti e quindi generano un movimento e inoltre cancella la possibilità che un giorno, alzandosi e volgendo lo sguardo oltre la vetrata che dal Dakota Building dà su Central Park (tutto molto John Lennon, mi rendo conto), ci si chieda "come sarebbe stato se io..", "come sarebbe andata se io..".

Anziché let it be e lascia che sia: take a walk on the wild side e vattela a prendere.

mercoledì 11 maggio 2011

11-05-2011 Oggi è ottobre



Oggi è ottobre.
E' una di quelle giornate calde di ottobre. Quelle che chiamano ottobrate. Quando volendo puoi ancora stare solamente in camicia e se mangi al sole senti la pelle che si riscalda come tre mesi prima, quand'eri al mare, solo che non ti scotti e dopo non devi metterti la crema idratante quando rientri in casa.

Oggi è ottobre.
Fa caldo, ma i segni che l'autunno avanza ci sono e sono ben visibili. Le foglie gialle, rosse, con tutte le tonalità di arancione sono ovunque: alcune appese strenuamente agli alberi cercando di vincere il destino. Alcune planano seguendo la forza di gravità e ogni minuscolo refolo, descrivendo traiettorie ellittiche prima di appoggiarsi una sull'altra per terra. Alcune sono già state vinte, hanno persino già compiuto il tragitto aria-terra e sono sul suolo, ad attendere le gemelle di sfumature diverse e a far loro da atterraggio morbido, frusciante e scricchiolante.

Oggi è ottobre.
Guardo fuori dalla finestra e la luce fa pendant con quel che resta tra i rami, ma fa troppo caldo per la polenta coi funghi.

Anzi, ora che ci penso bene: è da ieri che è ottobre.

lunedì 9 maggio 2011

2011-05-09. Totale 1082km

Un tranquillo weekend sedentario.
Le mie chiappe si sono mosse per il totale di km sopra citato.
Biella-Cantù-Biella-Casale-Tavagnasco-Biella-Bologna-Biella.
Da ieri mattina a poco fa.
Perchè?
Perchè come dicono quelli bravi, ma con una frase banale "non importa la destinazione, quanto il viaggio".
E sentirsi in viaggio, in movimento, oggi e ieri, è stato ciò che ci voleva piuttosto che abbruttirsi sul divano.

Perchè il/la futuro/a Tommaso/Carolina meritavano una visita a domicilio e conseguente interrogazione al padre e madre di quella creatura che ha scampato il serio pericolo di chiamarsi Maria Maddalena.
E poi dirigersi verso Tavagnasco per uno spettacolo dei più soddisfacenti per me degli ultimi anni. La musica potrà anche non piacere a tutti, ma Caparezza è un entertainer vero. E coinvolge. Non ti fa sentire nemmeno in colpa perchè non conosci tutti i testi a memoria, ma ti fa muovere la capa a tempo e te ne vai dal concerto contento di aver messo il tuo sabato sera lì dentro quel tendone.
Con la compagnia giusta, per di più.
E poi Bologna: saranno suggestioni, ma una volta una persona che da Milano si mosse a Torino mi disse che camminando per le strade sabaude si era sentita subito meglio, rispetto alla frenetica capitale lùmbard. Quasi che Torino e i torinesi, non propriamente conosciuti per l'ospitalità e il calore umano, l'avessero accolta immediatamente ed immediatamente l'avessero fatta sentire a casa, molto più che negli anni milanesi.
Ecco, oggi a Bologna, come già in passato, è capitato qualcosa di simile a me. Non che dove vivo stia male. Anzi.
Ma lì è una cosa di pelle, quasi che si acquietassero le nuvole e si rasserenasse il cielo. E nonostante il fortissimo vento che si è alzato nella parte finale della giornata. E tutte le volte che sento il vento soffiare forte mi viene in mente il film Chocolat: "Ma l'irrequieto vento del nord non era ancora soddisfatto. Parlava a Vianne di città ancora da visitare, amici bisognosi da scoprire, battaglie da combattere...." ed è un nanosecondo andare a pescare nella memoria Chatwin e la sua "Anatomia dell'irrequietezza" quando ricorda che "Il nomade rinuncia; medita in solitudine; abbandona i rituali collettivi" e che "per i beduini del deserto, casa è semplicemente quanto può essere caricato sul dorso di un mulo". Quindi? Quindi boh. Forse, come detto, saranno solo suggestioni.

La "nipotina acquisita" è una dinamo inesauribile di energia ed ora sul girello è più di un allenamento serio per la maratona. Ma nella "pausa" per girare in centro per un eventuale aperitivo, con Matteo Caccia nelle orecchie (una voce ed un programma - Io sono qui - che meritano: con le basi musicali di sottofondo per me straordinarie e spesso delle chicche tra i due pezzi al giorno che mettono), ci si sentiva bene, quasi sorridenti, nel camminare tra le tante persone ma come se si fosse sott'acqua, senza udire alcun rumore se non il raccontare della voce teatrale di Caccia.
Poi, l'aperitivo è stato sostituito da lunga visita in Feltrinelli dove ho barattato mezzo litro di sangue per un po' di Foster Wallace, il nuovo Sedaris e una scorta di aria condizionata, visto il maggio agostano che si viveva oggi... Inoltre, sottolineando con piacere a se stessi di non provare nessun rosicamento nel non vedere La parte rimanente in alcuno scaffale.

E poi ancora un'ultima tappa, prima di mettere il muso a nord, un boccone rapido e salutare Giulia che si stropiccia gli occhi e agita la manina prima che vada a dormire.

E poi San Luca, che con la luce delle nove di sera di maggio non è completamente buia pur avendo le illuminazioni già accese, è una bella cartolina da mettersi negli occhi e da sovrapporre al nastro asfaltato dell'autostrada; nell'abitacolo ancora Matteo Caccia a raccontare (God bless the podcasts) e non serve null'altro, giusto un po' di the freddo al limone per la sete..

E poi ancora il vento, forte, in tangenziale a Bologna, nell'autostrada del Sole, nella Milano-Torino, fuori dal casello di Carisio e su fino a Biella.
Un compagno fedele in questo viaggio, insieme all'iPod e alle domande che porta proprio il vento.
Le risposte? Come diceva Bob Dylan: blowin' in the wind.
Solo, tutto sta nel comprenderle.

domenica 8 maggio 2011

2011-05-07 Testa riccia

Inizio ringraziando Matteo e Lorenzo che sono stati miei compagni di sventura anche loro malgrado, fermandoci a Tavagnasco Rock e non proseguendo verso la Torino invasa dagli Alpini che ci avrebbe fatto molto "male"...

...e termino con Caparezza: uno degli spettacoli più belli visti negli ultimi dieci anni. Per questo, mi riprometto di parlarne ancora, per annoiare chi ne leggerà oppure semplicemente per approfondire l'argomento che Michele dalla Puglia ha contribuito per la maggior parte a tirare fuori...

Buona notte

venerdì 6 maggio 2011

2011-05-06 Enorme schwanzstuck

Perchè alla fine, parliamoci chiaro, Mel Brooks è un genio. Gene Wilder pure.
Per Marty Feldman ci vorrebbe invece il Johnny Depp di Donnie Brasco che "minchia sti peperoni chettelodicoaffare"... Perchè se non adorate quell'uomo e quell'attore, specialmente in Frankestein Jr, allora non vogliamo conoscervi.

Ma non fuorviamo. Il video alla fine è importante:



Per carità, niente fatalismi, ma semplicemente un monito, perchè il destino sarà pure quel che è, ma siccome tutta l'arte è rispettabile, c'è gente che ha fatto un pezzo sullo smettere di guardare indietro.
Gli a me sconosciuti Grand Funk Railroad lo dicono a ripetizione con quell'organetto che fa tanto Ray Manzarek (rifiuto e/o rinnego anche l'amicizia a chi non sappia chi sia quest'uomo) in questo pezzo.
E vabbeh, vogliate perdonare le divagazioni, ma le menti schizofreniche faticano a restare su un solo binario...eheheheheh...

Infatti mi sovviene giusto giusto una canzone dei Kinks, No more looking back, che si accorda altrettanto bene...

Ok, ora spengo la scimmietta di Homer Simpson e cerco di essere lineare!

Si diceva che magari è ora di smettere di volgere lo sguardo indietro. Anche perchè il passato non dà da mangiare (a meno che La parte rimanente venda 1 milione di copie, sia tradotto in 15 lingue e se ne faccia un film ed una serie tv...bum...e i fuochi d'artificio di Capodanno a Napoli sono nulla...).
In tv le Final Four di Eurolega meriterebbero un filo d'attenzione in più, essendo il meglio del basket continentale. Ma se occorre stoppare il collo che si snoda come nell'Esorcista per guardare indietro e restare con lo sguardo fisso in avanti, va bene così: Real Madrid-Maccabi Tel Aviv va bene come tappeto sonoro, mischiato ai glammissimi Killers di Mr. Brightside.

Perchè è tutto un guardarsi indietro, pur trascinati da una spinta in avanti.

Con la voglia di prendere la chitarra e farsi tornare i calli ai polpastrelli e suonare, cantando e stonando a squarciagola i Deep Blue Something e l'unico loro pezzo degno di nota per il mainstream: Breakfast at Tiffany's.
Con quel verso che è sul mio braccio perchè è il significato di una vita.
Forse.
Ecco, mettere una in fila all'altro and so much is left undone e la canzone preferita dei Mambassa da collo ritorto all'indietro, Otto giorni, in cui altro che
otto giorni di fottuta pioggia 
quasi senza sosta 
e mille frasi in fiamme nella testa
senza risposta.


Direi che per una volta o per sempre si può anche stoppare e guardare avanti, suonare fino a far sanguinare i polpastrelli. Lo dice anche Manuel Agnelli, no che non è per sempre (Primo Maggio 2009, quindi audio scadente) e che per quanto se la tiri e se la meni lui lì sa fare musica.
Quindi, assunto che non è per sempre il guardare indietro, bene, guardiamo avanti, in fondo il tuo diploma in fallimento è una laurea per reagire (versione originale dell'album, missaggio perfetto)...
Beh...quindi reagire.
Tutta sta sbrodolata per dire guarda avanti, look forward, datte na mossa?
Eh...sì...e no non saremmo innamorati delle lettere. Sarà mica un problema...

E poi il divertente è che avevo la chiosa perfetta, ma il fuoriuscito dal Nido del Cuculo me l'ha fatto dimenticare: ricordo solo che volevo aprire e chiudere con Frankestein Jr e che c'entrava un enorme schwanzstuck, ma va a ricordarti cosa e come.
Quindi: enorme schwanzstuck... Anche se non diventerà molto popolare.




PS.: di positivo c'è che credo di aver battuto il record mondiale di hyperlink, con questa abbuffata di collegamenti ipertestuali...

mercoledì 4 maggio 2011

2011-05-04 Vomitare. Come fare?

E' strano accorgersene e provare con mano.
Perchè in certe cose, per quanto ci si sforzi e ci si impegni, alla fine la riga orizzontale sotto cui si fa la cifra totale è impietosamente sincera.

Quando si deve fare un qualcosa che ha a che fare con noi, nulla funziona se non è "spontaneo" e "naturale". Qualsiasi cosa relativa all'emotività non può essere programmata e razionalizzata.
Se si prova a forzare la cosa, avrà sempre quel sapore artefatto. Di surrogato.
Come il caffè che i fascisti facevano bere agli italiani (no...non l'olio di ricino...) nel Ventennio con la pretesa dell'Autarchia.
Sì...era nero...era liquido...ma vuoi mettere con il caffè vero e proprio?

E così l'altra sera è stato tutto stentato, faticoso, senza riuscire a mettere insieme nulla che non venisse corretto pochi minuti dopo.
E nonostante sushi e Riesling come due anni fa.
Invece, ora mi trovo a guardare quanto fatto senza fatica apparente: semplicisticamente venuto fuori. Oppure, per usare un termine suggerito e piaciuto fin da subito: vomitato.
E nonostante il riso con le verdure alla messicana e il tabasco, accompagnato dal Ruchè.

Due estremi all'opposto ma che hanno funzionato entrambi, anche se in tempi diversi: Giappone+Trentino vs Messico+Monferrato.

I meccanismi per vomitare non sono mai scontati.
Ok le due dita in gola, ma ne risentirebbe la tastiera del mac.

martedì 3 maggio 2011

2011-05-03 La parte rimanente va in radio

Ed è stato decisamente meglio.
Evidentemente le telecamere hanno un potere inibente sulla capacità oratoria del sottoscritto.
Me ne farò una ragione, d'altronde la TV è la spada laser del darth vader italiano...

E il godimento di stare con un giovane e promettente autore come Luca Marozzi (Invocando la tempesta per salvarti dal male) è stato entusiasmante.

Ora per chi abbia voglia di ascoltare una voce nasale che bofonchia qualcosa di Seba e dei suoi amici...

La parte rimanente su Radio Nettuno

venerdì 29 aprile 2011

2011-04-29 La parte rimanente va in tv

strano a dirsi...dicono tutti tono fermo e sicuro di voce, sguardo fisso in telecamera, eloquio senza troppe ripetizioni.

Bene provare per credere se è così facile... Oppure semplicemente si andrebbe meglio in radio. Vedremo.

La parte rimanente va in tv

mercoledì 27 aprile 2011

2011-04-27 La parte rimanente book trailer

E finalmente è arrivato il giorno.




Non più solo un file pdf, non più solo dei mini-spot, non più solo un'immagine su un monitor.

venerdì 22 aprile 2011

2011-04-04 La parte rimanente - COVER

[...] mentre l’eco di Joe Strummer che urla nel microfono che Londra prima chiama e poi brucia, gli abiti disegnano una parabola perfetta che si conclude nel cesto della biancheria del bagno del soppalco, entro nella doccia che i Clash hanno ormai lasciato il passo a Robert Smith che mi viene a dire che finalmente è venerdi [...]






lunedì 4 aprile 2011

2011-04-04 La parte rimanente (uno)

Il primo estratto è il numero 4... il secondo estratto è il numero 2...il terzo estratto per la ruota di Milano è il numero 56...il quarto estratto è il numero 63...e l'ultimo estratto per la cinquina della ruota di Milano è...





mercoledì 30 marzo 2011

2011-03-30: i re taumaturghi

<<Nessuna spiegazione su dove andranno le due navi, arrivate questa mattina per caricare gli immigrati: “Lei sa giocare a scopa?”, chiede Berlusconi a un cittadino che vuole capire la destinazione delle navi: “Quando saprà giocare a scopa,le spiegherò delle navi”. Una frase incomprensibile che spiega una cosa: nemmeno il premier sa esattamente dove saranno portati i migliaia di migranti arrivati in questi giorni a Lampedusa.>>
(fonte Il Fatto Quotidiano online del 30-03-2011)


Ora mi chiedo: come è possibile? Come si fa?
Chi è che riesce ancora ad applaudirlo? Ad urlare "silvio, silvio" o ad avere il coraggio di presentarsi ai banchetti del pdl di fronte al tribunale di Milano. (tra l'altro: banchetti... con gazebo e sciarpette e bandierine tutte uguali...proprio segno di una manifestazione spontanea...a quanto stanno al mercato i figuranti per il tribunale? E quelli per Forum? Sono ancora a 300 euro o sono in superofferta? E le studentesse per le lezioni sul Corano di un ex-amico in difficoltà?)
Ad una domanda più che lecita, questo risponde con il trucchetto dello scippatore.
"Guarda là!", tu ti volti e non trovi più il portafoglio e lo scippatore...


Ma se io ad una domanda circostanziata e legittima, sul lavoro, davanti alla fidanzata, ai genitori, al professore universitario o chicchessia, rispondessi a quel modo, con la supercazzola di livello infimo che neanche De Sica nell'ignobile tentativo di replicare "Amici Miei", il minimo che mi potrebbe arrivare è un fanculo diretto sul muso.
O un bel calcio in culo.
E questi applaudono.
Perchè?
Perchè gli ha detto/promesso che gli tinteggia i muri delle case? Alè...il presidente imbianchino ci mancava...
Perchè gli mette l'illuminazione e i ciottoli? Alè...il presidente assessore all'urbanistica.
Perchè gli ha detto che la vuole fare come Portofino? Alè...il presidente architetto.
Ma che stai a dire? Se è Lampedusa, non è Portofino! E poi che fa?
Porta l'isola dei conigli in Riviera Ligure?


Ma invece di fare il venditore della folletto e vendere le consuete storielle, provasse a rispondere alle domande.
"Lei sa giocare a scopa? Quando saprà giocare a scopa, le spiegherò delle navi".
Proporre Lampedusa per il Nobel per la Pace.. (questa però sono convinto che non se l'era preparata...i suoi neuroni l'hanno vissuta come il colpo di genio del fuoriclasse, il colpo di tacco -pardon...'tacco' è una parola che non si può usare con lui- da numero 10).


Incredulo. A me viene solo scoramento e nausea.
Bleah.

martedì 15 marzo 2011

2011-03-15

Auguri papà.
Giornata colma.
Una mezza maratona che ha lasciato una vagonata di ricordi e sensazioni:la  sveglia alle 6, la colazione di fette biscottate e miele. Essere prima della partenza nel gruppone (c'erano circa 2500 persone...) e poi dopo lo sparo man mano ci si sgrana, la pioggia dal sesto al sedicesimo km...quella bava di vento contro che normalmente non te ne accorgi, ma dopo 15 km la senti come una mano che ti tiene per la maglia, l'allungo del chilometro finale per arrivare al traguardo in accelerazione, quella mantellina dorata leggerissima che sembra domopak ma ti tiene caldissimo, quegli sguardi di solidarietà tra tutti quelli arrivati quasi a dirsi vicendevolmente "bravo, ce l'hai fatta anche tu", dal diciottesimo km ogni volta che si passava il cartello della distanza percorsa stringere il pugnetto come un tennista che ha appena fatto un punto importante. La gente lungo il percorso che ti applaude e ti incita. Mio cugino che al 20imo dice "bravo Gabri, ce l'hai fatta" e da scemo masochista che rispondere "no, andiamo, non rallentiamo, tiriamo fino alla fine", la pasta mangiata alle 11 appena finita la gara in piedi sotto un tendone dentro un piatto di plastica, ma che mi ha fatto sentire il caldo che si irradiava dallo stomaco in ogni parte del corpo. Il pettorale appeso ora in bacheca insieme alla medaglia ricordo, il salame la pasta ed il barattolo di sugo nel pacco gara con maglietta ricordo e pettorale.
E poi il procedere della giornata per arrivare alla nausea.
Vedere Alfano e gli scagnozzi dietro che sembrano agenti immobiliari di Tecnocasa che ancora un po' affittano il trilocale costruito all'interno del nodo che hanno fatto alla cravatta. 
Vedere Alfano.
Vedere Alfano.
Vedere Alfano.
Vedere Alfano.
Vedere Alfano.
Non mi si è incantata la tastiera, è che proprio mi torna su il pollo alla paprika mangiato stasera.
E poi ci sono le tragedie vere per l'Italia: la riforma giustizia. E mi vien solo da definirlo come "colpo di stato morbido".
E poi ci sono le tragedie per la Terra.
E le immagini del terremoto e dello tsunami sono terrificanti.
Lasciano senza parole.
Rimettono a posto il senso delle proporzioni.
E nonostante tutto, continuare a vedere un cane da guardia che abbaia e si sgola per difendere il padrone è commovente. Anzi: lo sarebbe se camminasse a quattro zampe invece che vestire in giacca e cravatta e scorrere lo schermo di un iPhone in diretta tv.
E piano piano parte un tam tam. 
A volume basso, ma crescente.
E dice: "basta basta basta basta..." che finisce per diventare un mantra.
Ma è possibile parlare di cose concrete? Di fatti reali? Di bisogni reali?
Si riesce a fare informazione seria?
Si riesce a cercare di spiegare il perchè ed il percome della disoccupazione giovanile under 30 che si aggira intorno al 30%? che vuol dire 1 su 3?
Del perchè il diesel va a quasi 1,5 euro/litro?
Del problema del nucleare sì/nucleare no?
Del perchè la politica del fare, i politici del fare dal 1994 a oggi non vengono ricordati per niente se non per scandali giudiziari/economici/politici?
Delle possibilità esplorate ed esplorabili per uscire dalla crisi economica o perlomeno per ripartire?
Anzichè parlare dei processi di un 75enne malato di sesso?
E' possibile o bisogna pure ringraziare che i Maya millenni addietro si siano fatti una padellata di cazzi degli altri e del futuro degli altri?
Così almeno sappiamo quanto manca alla fine di questo squallido e triste spettacolino da avanspettacolo di terza categoria.

martedì 8 marzo 2011

venerdì 4 marzo 2011

Poi, in quei casi lì, si sente sempre freddo

Io non so perchè.
Proprio non lo so, ma, con qualche purtroppo plurima esperienza, ho avuto la sventura di notare come trovandosi ad un funerale la sensazione di freddo che si avverte è continua, persistente e fastidiosamente pungente.
E ti accompagna per tutta la durata della giornata.
All'inizio può essere il mattino.
Poi può essere l'umidità di giornate che sono quasi sempre ed inevitabilmente condite da pioggia o da nebbia o da nuvoloni.
Quindi può essere l'ambiente delle chiese, non esattamente saune a secco.
E suggestivamente magari è la Signora con la Falce che si aggira silenziosamente tra gli astanti.
Il dato certo è che il malessere è visibile.
Nei volti, nelle smorfie, nelle mani tremanti, negli occhi vuoti e persi.
In quei "ciao" appena sussurrati da chi non vorrebbe nemmeno salutarsi forse, perchè non vorrebbe aver motivi per essere lì.

E poi esci dalla chiesa, con le spalle piegate e cariche di tanti frammenti di ricordi, di frasi, di occhiate, di quegli occhi vividi, vivaci e pieni di energia.
Esci dalla chiesa e c'è il sole, il cielo si è aperto in un azzurro che potrebbe essere un segnale, un ulteriore saluto.
Invece nel corteo che si snoda a piedi sotto il sole dalla chiesa al cimitero, la pelle non si scalda, la luce solare non dà fastidio, quasi fosse solamente un pezzo di scenografia.

E il silenzio. Irreale.
Forse sarà che le orecchie sono piene dei troppi ronzii prodotti dai pensieri di ogni cervello, ma si percepisce a fatica il rumore dei passi della gente che si sposta seguendo il carro funebre.
Viene persino voglia di fumare una sigaretta, magari marlboro medium, per provare a sciogliere tutti i ronzii nella sensazione di leggerezza da testa vuota che la nicotina suscita.

Ciao.

giovedì 3 marzo 2011

ciao...

Ciao...
Ciao perchè ci rivedremo.
Ciao, anche se sono in ritardo.
Ciao perchè in fondo ci sarai sempre.
Ciao perchè domani saremo tantissimi.
Ciao perchè se nevica a marzo è una cosa speciale.
Ciao perchè addio è una parola che non ha senso in questi casi.
Ciao...perchè non esiste altro modo di salutarti.






Ciao, ci vediamo domani.

giovedì 17 febbraio 2011

2011-02-17: le vigilie e le attese





Solitamente ogni attesa e vigilia fa rivivere quelle cose che a scuola ti fanno studiare: Il sabato del villaggio e la donzelletta che torna dalla campagna sul calar del sole, eccetera eccetera.
E funziona per parecchie cose che l'attesa crei aspettative alte e che la realtà dei fatti non riesca a rispettarle in pieno.
Però ci sono le eccezioni.
Ci sono quelle attese che vengono superate dall'effettiva realizzazione degli eventi.
Domani è il mio compleanno e non rientra sicuramente tra quelle eccezioni perchè, chi in occasione del capodanno come chi per il proprio compleanno, credo che ogni persona dotata di sufficiente sensibilità e intelligenza abbia una data, un momento in cui tira la riga e fa di conto. Appunto: capodanno, il compleanno, l'anniversario di matrimonio o chennesoio.
Semplicemente un giorno in cui ci si guarda allo specchio, come ogni mattina, ma anzichè compilare liste di cose da fare in giornata, si vola al "e quindi? cosa abbiamo combinato fino a qui?".
Tant'è.


Ma in realtà si parla d'altro: capita che succedano cose per cui ogni vigilia è elettricità, ogni attesa è come quella del Piccolo Principe che "se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò a essere felice."
E queste attese si caricano di energia. E magari capita che si dorma poco, travolti da centomila-e-un pensiero, ma una volta riaperti gli occhi si riscoprano energie immutate.


Quindi, diventa naturale porsi altri quesiti: è sbagliato tutto quello in cui credi? O semplicemente è un modo differente di interpretare?

lunedì 7 febbraio 2011

07-02-2011 Non voglio silenzio


Perchè in certi momenti il silenzio non è mai abbastanza.
In certi istanti, c'è talmente tanto rumore nella testa, tra le orecchie rimbalzano pensieri parole opere e omissioni, che anche se si riesce a zittire ogni briciola di tutto questo rimane ugualmente una baraonda.
Incomprensibilmente e ingiustamente rumorosa.
Un cotechino, un bicchiere di prosecco a sciacquare e sgrassare la bocca e i gatti che chissà come riescono ad intuire che c'è qualcosa che non quadra e si accoccolano tutti intorno.
Qualcosa che non è esattamente allineato.
Anche sapere perchè ci si sente disallineati, anche conoscere perfettamente i motivi e le ragioni non cambia nulla.
Non funziona da diapason per accordarsi nuovamente.

E questo filmato riempie quel silenzio, perchè si accorda -questo sì- con quel brusìo che diventa ronzìo e poi rumore e poi fracasso e infine baraonda, per alimentare quella tensione sotterranea, sottocutanea per concludersi in quel silenzio che dopo aver raggiunto l'apice della tensione sonora crescente, si placa di colpo e ti lascia in quello stato di silenzio che assorda i timpani e fa fremere.

venerdì 21 gennaio 2011

21-01-2011 dormire? stanotte non credo proprio...

Chissà se dormirò questa notte?

Se mai ne avessi avuto bisogno, stasera ho avuto l'ennesima dimostrazione di come a volte basti un nonnulla per cambiare radicalmente una giornata, monotona, magari anche al limite del fastidioso in uno di quei giorni che solo un colpo di alzheimer può cancellare dalla memoria di un essere umano.

Una mail che ti gira la parte restante della giornata, nonostante 800 km più che abbondanti da percorrere in otto ore, avanti e indrè come uno yo-yo. Ma basta aprire e scorrere il testo di una mail, cercare di concentrarsi sull'allegato e, incredulo, aprire un sorriso e far uscire la luce sommersa dagli occhi. Si possono spegnere le luci anabbaglianti dell'auto, tanto stanotte bastano le mie pupille...

Che ci vadano dai 2 ai 12 mesi, poco importa: la sensazione provata stasera è di quelle che vanno dritte spedite nel cassetto dei ricordi. Insieme a tante altre cose: il primo bacio, uno sguardo complice e omnicomprensivo scambiato con tuo padre, tua nonna in reanimazione, la prima volta a letto con una donna, il matrimonio di tuo fratello, quella vacanza con la tua lei, Grafton Street a Dublino, gli occhi lucidi dei tuoi genitori al matrimonio di tuo fratello, gara-5 a Roma e gara-2 e gara-4 con Milano tra maggio e giugno 2009, le espressioni del viso di tua madre in certi momenti, Ground Zero, il Museo di Ellis Island e tutto il resto di New York, l'ultimo canestro della carriera *vera* di Michael Jordan nel giugno 1998 e Flavio Tranquillo che urla nel microfono un "Michaaaaaeeeeel Jeeeeeffreeeeeeyyyyy Joooordaaaaaan!!!" che accappona la pelle tutt'oggi.

Tutti insieme, in attesa di un altro momento da immagazzinare: quando loro tre, che sono del tutto ignari, apriranno quel pacchetto 15x21. Poi starà a me essere bravo e fotografare nelle mie iridi le loro espressioni. Per svilupparle, memorizzarle ed infilarle nello stesso cassetto di quanto elencato sopra.
Per portarmele sempre con me.

"La casa di un uomo è quanto riesce a caricare sul dorso di un cammello" diceva Chatwin.

Lo sento vero mai come questa notte: quello che mi porterò sempre dietro non ha peso, che siano ricordi, belli e brutti. I miei libri, una tv, i vestiti, le scarpe, il computer, l'iPod, i vini, la musica, i film "classici" o la roba per correre.
Tutto utile, niente indispensabile.
Niente cui non si possa fare a meno.
A parte quei momenti nel cassetto.
Quelli sono lì, chiusi.
Io ho la chiave e io solo posso aprirlo, sfogliare e richiudere, dopo essermeli goduti a dovere, in quel luogo più sicuro di una cassetta di sicurezza di una banca svizzera o meglio ancora di una banca vaticana...

giovedì 20 gennaio 2011

2011-01-20 Confrontando le parole di una più brava di me e di un indefinibile

Per me è raggelante l'esito del confronto di quanto detto o scritto da


e un personaggio, ahimè di spicco, della nostra politica






E state sereni... se potete...

lunedì 17 gennaio 2011

2011-01-17 Pensieri sparsi di nottata


1) La tv non è un tribunale dove porre la propria arringa difensiva.
In uno stato di diritto, per queste cose ci sono i tribunali e uno dei tre poteri fondamentali, da tenere SEMPRE separati ed in completa autonomia l'uno dall'altro, di uno Stato Democratico (insieme al potere legislativo ed al potere esecutivo) si chiama proprio Giustizia.
Concetto alquanto scomodo che la Storia dell'Uomo insegna come i regimi cerchino di screditare e assoggettare.





2) I messaggi televisivi fanno tanto dittatura sudamericana. Sì... mi piace scrivere e descrivere per iperboli: "Esto no es una dictadura señores esto es dicta blanda". Augusto Pinochet

3) Se pure la tv di Murdoch (no dico.... MURDOCH!!!!!!) usa spazi pubblicitari per chiedere un confronto tra i politici italiani, non ci si dovrebbe preoccupare un po'?

4) Art. 3 Costituzione Italiana
Cito testualmente: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."
Io, da semplice cittadino italiano, ne deduco che ogni cittadino è tenuto a presentarsi in tribunale quando è chiamato a comparirvi. E che non ci si debba andare per "dichiarazioni spontanee" a cui non è possibile replicare. E mi par di aver compreso, pur non essendo un esperto di diritto, che non è concesso addurre impedimenti tali da non poter presenziare alle udienze a cui si è convocati.
Soprattutto, mi sembra di intuire (ma potrei sbagliarmi eh?) che non ci sono cittadini più uguali di altri...

5) Ma invece che difendersi via etere accusando tutto e tutti, sparando nel mucchio dei giornali italiani comunisti, i giudici comunisti, la stampa estera comunista, bla bla bla bla... Uno così sicuro della propria innocenza a tal punto da minacciare (sempre via etere) di far vergognare i giudici per le loro azioni... Ma perchè non andare a farsi giudicare (come ogni cittadino italiano), essere dichiarato innocente (che è ben diverso da prosciolto per decorrenza termini o perchè il reato è prescritto)? Sai la botta di popolarità? Altro che presidenzialismo, sarebbe eletto Santo subito e vero martire della Repubblica Italiana...
Oh... poi a me inquieta parecchio leggere le quattro paginette linkate, ma queste righe ancora più delle altre:
"La medesima minore [ÉL MAHROUG KARIMA intesa "RUBY", nata in Marocco l'1/11/1992] In data 3.agosto 2010 ha dichiarato che alcune delle giovani donne che partecipano ai suddetti. eventi ricevono in corrispettivo da S. B. la disponibilità gratuita di appartamenti ubicati in "Milano Due". Sul punto rilevano ampi riscontri investigativi, sintetizzati nella nota formata dalla sezione di P.G. in Sede recante numero 499/10 di protocollo, del 23 dicembre 2010, che mettono in rilievo il ruolo svolto da Spinelli Giuseppe, quale fiduciario di S. B., In costante contatto con Minetti Nicole.
Spinelli Giuseppe risulta ricoprire vari ruoli in diverse società della holding di proprietà riconducibili a S.B.."

Se per caso voleste sapere chi è Nicole Minetti: attuale impiego
O se voleste sapere perchè è citata in quel verbale della Procura: nicole.minetti@consiglio.regione.lombardia.it

Scorrendo poi la lista dei consiglieri regionali, scorgo anche Romano Maria La Russa, di famiglia nobile ed impegnata da sempre in politica. Fratello del Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, entrambi figli di  Antonino La Russa, un uomo di Stato dalla biografia molto interessante sin dal suo principio: La sua attività politica contrassegnata, fino alla fine, dalla coerenza comincia nel 1942, a 29 anni, quando viene nominato segretario politico del Partito Nazionale Fascista di Paternò.
E se la prendono tutti con Alemanno, perchè fa lavorare i parenti... E non che dall'altra parte il nepotismo sia parola dal significato sconosciuto...

7) Un po' meno seriamente: ma non sta diventando sempre più identico all'imitazione di Sabina Guzzanti?




8) Perchè, in conclusione, l'ultimo pensiero che viene in mente è sempre e solo un verso di Vasco Rossi, leggermente modificato: "con in bocca un gusto amaro che fa schifo chissà cosa è stato", quello che ho veduto (anzichè bevuto)...